Il calcio femminile incrocia le braccia, la prima giornata del campionato di Serie A in programma per sabato 17 e domenica 18 ottobre non sarà disputata. Lo ha fatto sapere l’Assocalciatori oggi con una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale. I motivi della protesta sono sempre gli stessi, lo scarso impegno da parte di Figc e Lega Nazionale Dilettanti nel promuovere e supportare il movimento. Lo scorso 6 ottobre c’è stato l’ultimo incontro tra le parti, le proposte sono state tante, ma dopo dieci giorni nulla di concreto è stato fatto. I punti della discordia, come si legge nel comunicato, sono fondamentalmente tre: accordi pluriennali, fondo di garanzia, risorse per il movimento.
Il capitano della nazionale italiana Melania Gabbiadini spiega così all’Ansa la decisione presa con le sue colleghe:
Noi tutte manteniamo questa linea, crediamo sia giusto così adesso. Non abbiamo nessun tipo di problema ad affrontare questo sciopero. Non abbiamo avuto nessun rincontro. Non abbiamo chiesto il mondo, non c’è stata volontà da parte loro e sapevano che c’era in aria lo sciopero. Aspettiamo che anche prima si possa decidere qualcosa in più, noi continuiamo su questa linea fino a quando non si fa qualcosa dall’altra parte. Le proposte emerse nell’Esecutivo? Sono solo proposte. Fino adesso se n’è solo parlato, noi vogliamo qualcosa di scritto e di concreto.
Critico sulla decisione di far saltare la prima giornata è il ct della nazionale Antonio Cabrini che critica soprattutto il tempismo di questo sciopero, non ritiene infatti opportuno ritardare l’inizio di un torneo che già ha subito degli slittamenti. Assicura inoltre che la federazione in questo momento sta davvero lavorando per spingere il movimento e che i motivi del contendere riguardano più “questioni ataviche” che vedono coinvolte le società e le tesserate. Critica anche la Lega Nazionale Dilettanti che con un comunicato ha fatto sapere che sono stati stanziati 500 mila euro per la promozione del calcio femminile, di cui 50 mila per la creazione di un fondo di solidarietà per le calciatrici e 180 mila per aiutare le società in grave crisi economica.
A questo vanno aggiunte altre iniziative come l’obbligo per le società di A e di B di istituire una sezione di calcio femminile, per il momento solo nelle giovanili, ma che apporterà i suoi benefici quando entrerà a regime. Riguardo alla possibilità di stipula di accordi economici pluriennali, tale norma sarà ratificata nella prossima riunione dell’esecutivo programmata per il prossimo 27 ottobre. Basteranno queste “parole” a convincere le calciatrici a scendere in campo sabato e domenica? Sembra difficile ma c’è ancora qualche ora per provare a raggiungere un’intesa.
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